Oggi c’è ne andiamo a Milano. E’ qui che agli inizi di maggio scorso si è svolto il « 4.20 Hemp Fest » di cui è fondatore Marco Russo. Marco ha 30 anni, è originario della Calabria e vive nella capitale Lombarda ormai da diversi anni.
Il suo Festival ha ricevuto violenti attacchi politici e mediatici, per questo ottiene la nostra giusta attenzione. Siamo andati porre alcune domande a Marco.
Siete su Le Cannabiste, e fin qui va tutto bene.
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#Pepperone
Ha risposto alla mia telefonata come ad un amico di vecchia data. Marco mi ha raccontato del suo viaggio intorno alla Cannabis come si racconta una storia d’amore. Se dovessi definire Marco in due aggettivi, sarebbero disponibile ed entusiasta.
Un personaggio che riflette in pieno il calore contagioso degli italiani e che è riuscito anche a riportare la Cannabis nel cuore del dibattito nazionale. Ecco l’intervista con un attivista « con le palle. »
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LC: Ciao Marco. Parlaci un po ‘del tuo rapporto con la Cannabis …
Ciao le Cannabiste. E cominciato un po di tempo fa (ride). A 14 anni, facevo crescere la mia prima pianta indoor. Era in soffitta. Mia madre mi ha sorpreso e mi ha detto di buttare via tutto o avrebbe chiamato la polizia.
Ho continuato, ma altrove. Una vera passione. Poi ho risposto alla chiamata del viaggio. Sono andato in Australia. Lì ho lavorato, tra le altre cose, nelle fattorie dove ho imparato il valore del sacrificio e della fatica ma allo stesso tempo ho appreso nozioni e informazioni importanti sulle diverse piante.
Quando sono tornato in Italia è stato tutto un po’ più complicato. Un giorno mi sono guardato allo specchio e mi sono chiesto cosa avrei voluto fare. La risposta è stata chiara e precisa “Lavorare nella Cannabis”.
LC: L’inizio di una lunga storia …?
Sì, una vera rivelazione. Ho iniziato a mettermi alla prova in diverse società per cinque anni. Ho seguito fino a Berlino uno dei miei amici che aveva vinto la dipendenza dall’eroina grazie alla Cannabis. È stata, ancora una volta, un’esperienza eccellente.
Poi le leggi hanno iniziato a cambiare nel mio paese d’origine. Così ho deciso di tornare indietro e creare il mio negozio di Canapa, « Sir Canapa ». Le prime tre lettere dei nomi Sativa Indica Ruderalis compongono la parola Sir.
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LC: Fantastique! Come sei finito ad organizzare la 4.20 Hemp Fest?
E stato un po ‘come un gioco. Fin dalla nostra apertura nel 2015, organizziamo eventi con Sir Canapa. Come Halloweed o il Cine Canapa Social Club, dove proiettiamo film sulla Canapa nel nostro cortile all’aperto in estate.
Nel 2016 abbiamo voluto festeggiare il 4,20 a Milano. Così abbiamo creato la prima edizione con 25 espositori, tra cui Dinafem e Royal Queen Seeds, che ci hanno seguito da allora. Abbiamo poi continuato. Nel 2017 erano 75, 100 nel 2018 per raggiungere 150 espositori quest’anno.
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LC: Un grande successo. Che non ha mancato di attirarti qualche problema?
Sì, è vero. Per l’edizione 2019, abbiamo lavorato ad una campagna di comunicazione molto forte e provocatoria.
Nonostante una vasta gamma di slogan sulle diverse proprietà della Canapa, solo uno attirò l’attenzione: « Io non sono una droga ».
Siccome avevamo tappezzato tutta la città, i media iniziarono ad interessarsi al caso. Se da un lato era quello che volevamo, dall’altro dopo tutta questa attenzione alcuni ci hanno chiuso la porta in faccia.
Alcuni inserzionisti, come la metro di Milano, si sono rifiutati di pubblicare i nostri slogan.
Persino lo slogan « Io posso essere una medicina » non ha potuto essere mostrato da nessuna parte e la cosa è curiosa visto che la Cannabis è venduta anche nelle farmacie. Ma ci siamo adattati.
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LC: Dopo un leggero passo falso, la politica si è mescolata. È cosi?
In effetti, tre campioni prelevati dalla polizia si sono rivelati col tasso di THC leggermente più alto di quello consentito.
Nel bel mezzo della campagna elettorale, Matteo Salvini ha pensato che sarebbe stato un buon momento per denigrare la Cannabis. E definirla come una droga da combattere.
Non penso che Matteo Salvini sarà in grado di seppellire un mercato attuale di oltre 50 milioni di euro
Minacciandoci direttamente. Ma ho visto che anche molti del suo elettorato non bevevano questa storia. Quindi ha rallentato con gli attacchi. Per me, l’edizione 2020 avrà luogo!
LC: Questa è una grande notizia! Raccontaci un po ‘di più …
Non penso che Matteo Salvini sarà in grado di seppellire un mercato attuale di oltre 50 milioni di euro con la stessa facilità con cui lo afferma. Quest’anno 18.000 persone hanno visitato il nostro Festival con oltre 600 aziende coinvolte nel progetto in un modo o nell’altro.
La Cannabis è un’industria fiorente! Quindi eccoci di nuovo con un campagna di comunicazione ancora più incisiva che condivido volentieri con voi.
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LC: Fiori, ancora fiori, sempre fiori …
Da due anni abbiamo la nostra Cannabis cup, light ovviamente. E sì, vediamo molti fiori e vediamo enormi progressi.
Personalmente ho smesso di “fare giardinaggio” per rispettare la legge e non mettere a rischio la mia attività. Ma non me ne pento, perché oggi penso che possa aiutare meglio la Cannabis a crescere cosi.
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LC: Piuttosto riuscito come percorso il tuo, no?
È una bella rivincita. Grazie alla mia attività incontro molte persone ci sono scambi e ti fa crescere. Mi sento soddisfatto perché combatto per un causa sociale, ecologica e globale.
Voglio che la pianta di Cannabis sia conosciuta per quello che realmente è, anche per il suo impiego nella cosmetica, nella bio-edilizia senza dimenticare la medicina.
Non a caso, Frenchy Cannoli, che avevamo invitato, ha detto : « 4.20 non è una data, ma una consapevolezza. » A proposito, ironia della sorte, il nostro evento non si svolge il 20 aprile stesso. Ma hey, sono le 4.20 ogni giorno!
LC: Se dovessi partire su un’isola deserta e portare con te solo una varietà di Cannabis e una di Cannabis light, quali sceglieresti?
Senza esitazione ti rispondo la “Kali Mist” di Serious Seeds e per la light direi la “Cannatonic”!
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Intervista realizzata on line in Maggio 2019
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– François Xavier Mombelli per The Blinc Group NYC–
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